lunedì 25 ottobre 2010
Il mito delle "120 ore"
In questo periodo, diversi professori universitari che avevano a suo tempo manifestato l'intenzione di attenersi ai compiti didattici previsti per legge hanno ricevuto in varie forme indicazioni dai propri Atenei secondo le quali il numero di ore di didattica frontale comprese nei compiti didattici dei professori così come definito dalla Legge 230/2005 (ovvero, 120 ore all'anno per i professori a tempo pieno e 80 ore per quelli a tempo definito) varrebbe per tutti i professori attualmente in ruolo.
Tale interpretazione non è sostenibile, in primo luogo in quanto la medesima Legge al comma 19 dell'unico articolo di cui è composta precisa che "i professori possono optare per il regime di cui al presente articolo", col che evidentemente implicando che in assenza di opzione i professori rimangono soggetti al quadro normativo previgente. Riguardo a quest'ultimo, si rimanda per un approfondimento ad un estratto di un documento ADRAT-CNU dell'Università di Pavia, redatto da Piero Milani e Giovanni Cordini (scarica il testo in pdf - 19,0 kb).
Diverso potrebbe configurarsi il caso dei professori che abbiano esplicitamente optato per il regime ex L. 230/2005 (come alcuni hanno fatto prevalentemente a fini pensionistici). Ad essi (e solo ad essi!) potrebbe in effetti applicarsi l'obbligo in principio ricordato. Va tuttavia notato come il comma 16 della medesima Legge, nell'indicare il numero di ore di didattica frontale, aggiunga che "le ore di didattica frontale possono variare sulla base dell'organizzazione didattica e della specificità e della diversità dei settori scientifico-disciplinari e del rapporto docenti-studenti, sulla base di parametri definiti con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca." Un tale decreto non risulta emanato, il che rende di applicazione quanto meno ardua la previsione di compiti didattici contenuta nella L. 230/2005 anche a coloro che per un tale regime avessero esplicitamente optato.
Infine, va considerato il caso dei professori che risultino aver preso servizio dopo l'emanazione della L. 230/2005. Va notato a tal proposito che le procedure di reclutamento previste da tale Legge non sono mai state applicate, prevalentemente a causa della mancanza (ancora una volta) dei necessari decreti attuativi. Ad oggi, dunque, nessun professore può dirsi in servizio secondo il regime previsto dalla L. 230/2005, dato che le norme e le procedure per il reclutamento risultano tuttora quelle previgenti, continuamente prorogate. Anche per questi professori valgono quindi gli obblighi previsti dalla normativa già richiamata in precedenza.
In conclusione, si sollecitano gli Organi di governo degli Atenei ad una più corretta interpretazione della normativa vigente, tanto più in un momento nel quale il suo rispetto sta rappresentando un cruciale elemento di civile e democratica manifestazione pubblica di dissenso nei confronti della politica di Governo, riconosciuta da più parti come gravemente dannosa e penalizzante per l'università e la ricerca. La copertura (per di più "a costo zero") di eventuali esigenze didattiche sopravvenute a causa delle legittime iniziative di molti ricercatori e professori non può certo essere trovata attraverso una forzatura non sostenibile di una Legge, peraltro nei fatti mai applicata e disattesa addirittura dalla stessa parte politica che a suo tempo se ne fece promotrice.
giovedì 21 ottobre 2010
LA RIFORMA DELL'UNIVERSITA' IN UN CLICK
LA RIFORMA DELL'UNIVERSITA' IN UN CLICK: UN INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA A DISPOSIZIONE DI STUDENTI E CITTADINANZA
In questa fase particolarmente critica del confronto politico sul ddl Tremonti-Gelmini di riforma dell'universita', i docenti universitari della Rete 29 Aprile Uninsubria mettono a disposizione degli studenti e della cittadinanza un indirizzo di posta elettronica tramite il quale:
* ottenere informazioni e documentazione sui reali contenuti del disegno di legge di riforma;
* conoscere le iniziative di critica e le proposte alternative;
* richiedere informazioni e aggiornamenti sulle iniziative locali e sulle loro eventuali conseguenze per l'attivita' didattica;
* in generale, ricevere notizie sullo stato dell'universita' e della ricerca e dialogare "in diretta" con ricercatori, professori, "precari", e con tutti coloro che nell'universita' stanno in questi mesi esprimendo un forte dissenso nei confronti di una riforma da piu' parti ritenuta deleteria per l'universita' pubblica, formulando al contempo proposte migliorative e alternative.
L'indirizzo e-mail e': r29ainsubria@googlegroups.com.
Le richieste dovranno pervenire con firma nominativa e recapito telefonico (che saranno mantenuti rigorosamente riservati) e riceveranno risposte complete del riferimento nominativo di chi le avra' stilate. Il servizio e' svolto unicamente su base volontaria e al di fuori delle attivita' istituzionali di ricerca e insegnamento, di conseguenza le risposte potranno essere formulate non prima di alcuni giorni.
I promotori dell'iniziativa ritengono di importanza fondamentale promuovere e garantire un'informazione precisa, aggiornata e documentata e piu' in generale una fattiva e concreta apertura del mondo dell'universita' e della ricerca a studenti e cittadini, allo scopo di avviare anche in queste forme un dialogo per troppo tempo trascurato o affidato a canali di comunicazione talora necessariamente troppo sommari e unidirezionali.
R29A Insubria
http://r29ainsubria.wordpress.com/
venerdì 15 ottobre 2010
Strengthening Education, Not Cutting It
The White House - President Barack Obama
October 09, 2010
The President explains that even as we focus on creating jobs immediately, we must also ensure the economy is better for our children by investing in education – not cutting it by 20% as Congressional Republicans propose.
Weekly address - link to the video
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"L'altro giorno stavo parlando di istruzione con alcune persone nel cortile di una casa di Albuquerque, e qualcuno ha posto... una domanda che mi è rimasta impressa. Ha chiesto, se non abbiamo una casa a cui tornare, a che serve un'educazione? Era una domanda che veniva dal cuore, una domanda che potrebbe essere posta da chiunque abbia perso la casa o il lavoro in questa recessione.Perché se sei senza lavoro, o se stanno per pignorarti la casa, tutto ciò che conta davvero è un nuovo lavoro. Tutto ciò che conta veramente è un tetto sopra la testa. Tutto ciò che conta sul serio è rimettersi in piedi. È per questo che sto combattendo ogni giorno: per far ripartire la creazione di posti di lavoro nel settore privato, per aiutare i nostri piccoli imprenditori a crescere e ad assumere, per ricostruire la nostra economia in modo che risollevi una classe media che è stata martoriata per tanto tempo.
Ma anche mentre ci concentriamo sul fare tutto ciò, anche mentre lavoriamo per accelerare la nostra ripresa economica, sappiamo che, quando si tratta di posti di lavoro, di opportunità e prosperità nel ventunesimo secolo, nulla è più importante della qualità della vostra formazione. In un tempo in cui la maggior parte dei nuovi posti di lavoro che vengono creati richiede un qualche tipo di istruzione superiore, quando i paesi che educano meglio di noi oggi ci sorpasseranno domani, dare ai nostri figli la migliore educazione possibile è un imperativo economico.
Ecco perché, fin dall'inizio della mia amministrazione, abbiamo lottato per offrire a tutti i ragazzi di questo paese una formazione al più alto livello mondiale - dalla culla alla classe, dall'Università alla carriera. All'inizio di questa settimana, ho annunciato una iniziativa "Nuove competenze per il futuro dell'America" che aiuterà le piccole Università e i datori di lavoro a far corrispondere ciò che è insegnato in classe con ciò che è necessario nel settore privato, in modo da poter connettere gli studenti in cerca di lavoro con le imprese che cercano di assumere.
Stiamo eliminando decine di miliardi di dollari in inutili sovvenzioni per le banche che amministrano i prestiti agli studenti, e usiamo il denaro per rendere l'Università più accessibile per milioni di studenti. E abbiamo lanciato una "Corsa verso l'alto" nei nostri Stati per assicurarci che i nostri studenti, tutti, escano dal liceo pronti per l'Università - in modo da poter raggiungere il nostro obiettivo di laureare una percentuale di studenti più alta di tutti gli altri paesi del mondo entro il 2020.
E tuttavia, se i Repubblicani del Congresso raggiungessero i loro obiettivi, diventerebbe molto più difficile ottenere questo risultato. Diventerebbe molto più difficile offrire ai nostri figli la migliore educazione possibile. Perché vorrebbero che tagliassimo le spese per l'istruzione del venti per cento - tagli che ridurrebbero gli aiuti finanziari per otto milioni di studenti; tagli che lascerebbero le nostre piccole Università, così importanti e sottovalutate, senza le
risorse necessarie per preparare i nostri laureati per i mestieri del futuro.
Ora, è vero che, per quanto riguarda il nostro bilancio, abbiamo delle vere e proprie sfide con cui confrontarci. E se vogliamo seriamente rimettere in ordine i nostri conti, abbiamo bisogno di fare delle scelte difficili. Io sono pronto a fare quelle scelte. Ma quello che non sono disposto a fare è tagliare l'educazione dei nostri figli. Quello che non sono disposto a fare è danneggiare il loro futuro economico, il vostro futuro economico, o il futuro economico degli Stati Uniti d'America.
Nulla sarebbe più dannoso per le nostre prospettive di successo dei tagli sull'istruzione. Relegherebbero l'America ai secondi posti in questa economia globale fortemente competitiva. Ma la Cina e l'India non stanno giocando per il secondo posto. La Corea del Sud e la Germania non stanno giocando per il secondo posto. Stanno giocando per il primo posto - e così dovrebbe fare l'America.
Invece di essere miopi e imbrogliare i nostri figli, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per loro. Dobbiamo dare ad ogni ragazzo in America la possibilità ottenere il massimo dalla sua vita, la possibilità di realizzare il suo potenziale innato. Dobbiamo lottare per essere leader dell'economia globale in questo secolo, come lo siamo stati nel secolo scorso. E questo è quello per cui continuerò a combattere nei mesi e negli anni a venire. Grazie a tutti quanti, e passate un buon weekend.
giovedì 14 ottobre 2010
DdL Tremonti-Gelmini - Il documento dell'Assemblea dei Professori Associati a Uninsubria
I sottoscritti Professori Associati riuniti in assemblea il 13 ottobre 2010, dopo aver approfonditamente esaminato e discusso il disegno di legge governativo di riforma dell'Università Pubblica (c.d. ddl Tremonti-Gelmini), anche alla luce dei recenti provvedimenti di legge gravemente penalizzanti per l'università nel suo insieme e per i professori, i ricercatori e tutto il personale che in essa opera nonché per gli studenti (L. 133/08, L. 1/09, L. 122/10 ex D.L. 78/10), considerano con estrema preoccupazione le previsioni normative in esso contenute, soprattutto per quanto riguarda il governo delle Università.
Ritengono in particolare molto critici i seguenti aspetti:
- la precarizzazione definitiva del ruolo base di Ricercatore, che avrà come inevitabile conseguenza la perdita di autonomia e indipendenza e la sottomissione a logiche clientelari;
- l'accessibilità delle cariche accademiche ai soli Professori Ordinari;
- la cancellazione del principio di rappresentanza delle componenti accademiche a tutti i livelli;
- la consegna totale del potere al Rettore e a un Consiglio di amministrazione tra i cui componenti esterni potranno facilmente trovar posto neopensionati Ordinari "eccellenti", se non anche politici e funzionari di partito.
In sintesi, concludono che questo ddl, presentato come "anti-baronale" e "meritocratico", è in realtà al contrario - nella sua forma presente - un testo la cui attuazione consegnerebbe definitivamente le Università proprio nelle mani di quei pochi Ordinari "baroni" che - per aver fino ad oggi influenzato in prevalenza le sorti degli Atenei - sono tra i principali responsabili delle disfunzioni dell'Università in Italia.
Si richiede pertanto:
- la modifica sostanziale del ddl Tremonti-Gelmini in modo da garantire il mantenimento dei principi di democraticità nelle Università e in particolar modo una formazione su base elettiva degli Organi di governo, nonché una composizione prevalentemente rappresentativa dei Professori e dei Ricercatori con una presenza significativa degli studenti e del personale tecnico amministrativo;
- l'abolizione del sottofinanziamento all'Università e in particolare dei tagli all'FFO ex L. 133/08 e L. 1/09, nonchè tempi certi nell'erogazione dei finanziamenti disponibili (ad oggi non risulta ancora assegnato l'FFO 2010, e non si hanno notizie dei fondi PRIN 2009!);
- l'eliminazione delle penalizzazioni previste per i Professori e Ricercatori e per il personale tecnico e amministrativo in base al D.L. 78/10 convertito in L. 122/10.
In assenza di un adeguato riscontro a tutte queste richieste, si ritiene che l'unica risposta possibile da parte dei Professori Associati non possa che essere l'indisponibilità allo svolgimento dei carichi didattici non previsti dalla legge, e invitano, pertanto, tutti i Colleghi Associati, i Professori Ordinari e i Ricercatori dell'Ateneo a esprimere la medesima indisponibilità o a mantenerla nel caso già l'avessero espressa.
Infine, invitano il Magnifico Rettore, nella sua qualità di Rappresentante dell'Ateneo, a farsi interprete nelle sedi istituzionali, presso i mezzi di informazione e la cittadinanza tutta del dissenso e della critica nei confronti del ddl nonché dell'esigenza di profonde modifiche al testo allo scopo di salvaguardare la natura pubblica, libera e aperta dell'Università e della ricerca in Italia.
Como/Varese, 13 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
ANSA: slittamento ddl Gelmini
ROMA - Manca la copertura finanziaria e l'approvazione alla Camera del ddl di riforma dell'universita' slitta di un mese: il testo doveva approdare in aula domani, per avere una ''corsia preferenziale'' prima della sessione di bilancio. Ma poi e' stato calendarizzato venerdi', appuntamento che slittera' visto che, in una riunione, governo (Tremonti e Gelmini) e maggioranza (ha partecipato anche Fli) hanno deciso di lasciare in stand by per un mese il testo, che non cambia, in attesa di risorse che si e' determinati a trovare. E poco importa una eventuale ''bocciatura'' della commissione Bilancio che ha rinviato a domani l'esame del testo, perche', secondo chi ha partecipato all'incontro, c'e' la volonta' politica di trovare i soldi. Volonta' che lo stesso premier ha assicurato al ministro Gelmini, la quale, preoccupata e contrariata per lo stop ricevuto, l'ha chiamato ad Arcore. Dove Berlusconi ha incontrato in mattinata lo stesso Tremonti, con in agenda anche il tema riforma atenei. Anche il sottosegretario Gianni Letta ha dato il suo impegno per il reperimento delle risorse per i ricercatori italiani e per la riforma. "Accolgo positivamente - ha detto Gelmini - il fatto che il centrodestra ritenga l'università una priorità. Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse. Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa, che ha l'ambizione di rilanciare l'università italiana. Ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell'Economia valutarne la copertura".
Quello che pesa sono le corpose modifiche apportate in commissione Cultura, in particolare quella che prevede l'assunzione di 9 mila ricercatori: un ''peso'' talmente forte secondo il Tesoro, che potrebbe determinare ''effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilita' dei conti di finanza pubblica''. Con la Ragioneria della Stato che ha espresso analoghi rilievi.
La Conferenza dei Rettori ha espresso immediatamente ''disappunto e vivo allarme'' per la concreta ipotesi di slittamento del voto a dopo la sessione di bilancio del voto in aula alla Camera del Ddl di riforma dell'Universita''', in pratica il rinvio di almeno un mese (il tempo presumibile che sara' dedicato all'analisi dei conti dello Stato). Secondo la Crui, in primo piano c'e' piu' che mai ''la questione delle risorse'', ribadendo ''con forza l'esigenza di assicurare al piu' presto i finanziamenti indispensabili''. Ma da Viale Trastevere si fa notare che in realta' si tratta di uno slittamento dovuto ad un nodo tecnico-politico che potrebbe portare all'approvazione della riforma Gelmini anche entro la fine di novembre, in ogni caso in tempo visto che la legge entrera' in vigore il prossimo anno accademico, il 2011/2012. Certo, viene sottolineato sempre da Viale Trastevere, le risorse necessarie vanno trovate, altrimenti la strada diventerebbe piu' complessa.
Mentre il Pd plaude per il rinvio e parla di ''inaffidabili promesse del governo'' che va in tilt, il Pdci parla di ''fallimento'' della Gelmini, chiedendone le dimissioni. Con Francesco Rutelli che sottolinea l'incapacita' del governo a fare le riforme. Umberto Bossi, da parte sua, ricorda che qualsiasi cosa ''quando arriva a Tremonti se non ci sono i soldi finisce li'. O diamo i soldi all'universita' o alle bombe per gli aerei'' in Afghanistan. ''Si tratta di una bella scelta'', aggiunge, spiegando che pero' lui preferisce certo ''la ricerca''. Fli ha definito ''determinante'' per il provvedimento la norma riguardante i ricercatori universitari. ''Abbiamo deciso - sottolinea il 'finiano' Fabio Granata, presente alla riunione governo-maggioranza - di non forzare i tempi e di andare a dopo la sessione di bilancio in modo da garantire le coperture''. ''Il gioco delle tre carte della Gelmini e di Tremonti - afferma Domenico Pantaleo, Segretario Generale della Flc-Cgil - e' stato svelato. Adesso puntiamo ad aprire una grande e partecipata discussione pubblica sul futuro dell'universita' Italiana''. E domani il sindacato con le associazioni degli studenti, sara' davanti a Montecitorio proprio per protestare contro le riforma.
Il ministero del Tesoro ha espresso dunque ''parere contrario all'ulteriore corso'' di una serie di norme che ''presentano profili di criticita' sotto l'aspetto economico finanziario per le quali si rende necessario, quale condizione imprescindibile perche' il provvedimento possa proseguire il suo iter'' una serie di modifiche o ''la loro soppressione''. Tra i punti 'critici' anche il piano di concorsi per 9mila ricercatori universitari tra il 2011 e il 2016. ''L'emendamento - si legge nel testo - prevede l'istituzione di un Fondo per la valorizzazione del merito accademico con dotazione di 90 milioni di euro per l'anno 2011, 263 milioni di euro per l'anno 2012, 400 milioni di euro per l'anno 2013, 253 milioni di euro per l'anno 2014, 333 milioni di euro per l'anno 2015, 413 milioni di euro per l'anno 2016 e 480 milioni di euro per l'anno 2017. Il fondo e' finalizzato alla chiamata di 1.500 professori di seconda fascia per ciascuno degli anni compresi nel periodo 2011-2016 e a valorizzare il merito dei professori e ricercatori universitari inquadrati nella prima progressione economica''. ''Circa la copertura utilizzata si fa presente che le risorse iscritte sul Fondo per gli interventi strutturali di politica economica'' sono ''interamente destinati all'attuazione della manovra di bilancio relativa all'anno 2011''. Si aggiunge infine che il citato Fondo risulta ''incapiente a decorrere dall'anno 2012, rispetto agli oneri indicati nell'emendamento''.
Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!
Spigolando tra gli emendamenti...
"Le università possono altresì riconoscere quali crediti formativi, entro il medesimo limite, il conseguimento da parte dello studente di medaglia olimpica o paralimpica ovvero del titolo di campione mondiale assoluto, campione europeo assoluto e campione italiano assoluto nelle discipline riconosciute dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano o dal Comitato Italiano Paralimpico. "
14. 2. Di Centa, Carlucci.
(Approvato)
Che dire? Da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo le proprie necessità...
martedì 12 ottobre 2010
DDL: fermatevi!
ADI, ADU, ANDU, ANDU, CISAL, CISL-Universita', CNRU, CNU, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-USB, RETE 29 APRILE, SNALS-Docenti Universita', SUN, UDU, UGL-Universita' e Ricerca, UILPA-UR
Roma, 11 ottobre 2010
Anche il testo del DDL approvato dalla Commissione Cultura della Camera non accoglie nessuna delle principali proposte di modifica avanzate dalle Organizzazioni universitarie e dal movimento di protesta che sta sempre piu' coinvolgendo tutto il mondo universitario (professori, ricercatori, precari, tecnico-amministrativi, studenti).
Al contrario, risulta confermata l'intenzione di scardinare il Sistema nazionale dell'Universita' pubblica, attraverso;
= la drastica riduzione delle risorse e l'ulteriore divaricazione fra pochi Atenei 'eccellenti' e tutti gli altri;
= la scarsa considerazione delle esigenze della ricerca;
= il ridimensionamento della già ridotta autonomia degli Atenei;
= il drastico ridimensionamento dei docenti di ruolo, con la costituzione di una 'base' amplissima di precari, senza reali prospettive di accesso alla docenza;
= la messa ad esaurimento dei ricercatori, ai quali non si riconosce neppure il ruolo docente effettivamente svolto;
= lo svilimento della figura dell'associato;
= il ridimensionamento del ruolo del personale tecnico-amministrativo;
= lo snaturamento del diritto allo studio con la delega al Governo e l'introduzione del Fondo per il Merito che eroga prestiti e premi, sostituendo le borse, con criteri che non considerano le condizioni economiche degli studenti.
E' sempre più evidente che si vuole abbandonare l'idea stessa di una Universita' pubblica, autonoma, democratica, di qualita' e aperta a tutti.
Chiediamo al Governo e al Parlamento un atto di responsabilita': si sospenda l'iter del DDL e si apra finalmente un serio e ampio confronto con l'Universita', evitando di interloquire esclusivamente con chi non la rappresenta e con chi ha l'interesse a monopolizzare la gestione delle risorse pubbliche destinate alla ricerca e all'alta formazione.
Si invitano tutte le componenti universitarie a continuare e a intensificare la protesta e, in particolare, a partecipare alla manifestazione del 14 ottobre 2010 davanti alla Camera, a partire dalle ore 10.
lunedì 11 ottobre 2010
Lettera al Ministro Gelmini
Caro Ministro Gelmini,
sono una ricercatrice di Cà Foscari, insegno sociologia.
Mai avrei pensato di scriverle sino ad oggi, ma la situazione è grave.
Mi perdoni se per un istante le parlo apertamente.
Ho due anni meno di lei e sono rientrata in Italia nel 2008 dopo aver trascorso il resto degli anni 2000 negli Stati Uniti. Quand'ero un Ph.D. student negli States con molti docenti c'era un rapporto di amicizia. Nel mio Dipartimento c'erano molte donne, young faculty, associate o full professors. Il reclutamento di nuovi docenti era un processo in cui erano coinvolti tutti, anche i graduate students avevano potere decisionale. Tra le tante cose che valutavamo c'era l'età del candidato, perchè più l'Università è giovane e più è viva, dinamica, propositiva, proliferante di sapere. Ricordo che al mio arrivo come studente di dottorato al primo anno avevo trovato ad attendermi all'areoporto il direttore del Dipartimento. Mi aveva ospitata a casa sua per circa un mese. Amava gli studenti perchè credeva rappresentassero il futuro e voleva che fossimo tutti nelle condizioni migliori per lavorare. Ricordo che a lezione gli undergraduates non avevano timore di porre domande, che c'era complicità tra studenti e docenti, che si respirava un'orizzontalità a me sino ad allora sconosciuta.
Nel 2008 sono rientrata in Italia. Non era mio desiderio, ma la vita a volte fa strani scherzi. Ricordo con opacità un concorso con altri sei colleghi. Due di noi avevano trent'anni, gli altri ne avevano più di quaranta. Discutevano di candidati interni o esterni, del numero di concorsi tentati e destinati ad altri, di anni di ricerca e di didattica precaria, di corsi di didattica frontale retribuiti con circa 2 mila euro netti l'anno. Parlavano di famiglie e di figli, di bollette, di una passione messa a dura prova dalla precarietà e dalla svalutazione del sapere.
All'epoca sapevo poco dell'università italiana. Non sapevo che cosa significasse essere un ricercatore, sapevo che il mio stipendio entrante negli Stati Uniti era tre volte lo stipendio che prendo ora. Non mi sono stupita ovviamente quando nessuno è venuto a prendermi all'areoporto, mi sono stupita quando mi sono accorta di avere poche colleghe donne, quando ho conosciuto colleghi che avevano due volte e mezza i miei anni, quando ho realizzato che durante le riunioni ufficiali i ricercatori difficilmente parlavano. Negli anni mi hanno colpita anche altre cose, ad esempio il fatto che l'autonomia di pensiero venisse a volte considerata non tanto come una conquista sublime ma come un segno di arroganza precoce; che in Università come in strada esistessero parole come protettore e tradimento, e che la giovane età non fosse un pregio bensì un difetto: i giovani del resto non hanno un nome, non hanno capitale, non hanno reti di conoscenza già intessute, non hanno potere politico. I giovani non esistono se non in potenza, perciò devono avere pazienza, e prima o poi se hanno fortuna qualcuno li aiuterà.
Capirà con quanta meraviglia abbiamo vissuto questi mesi, quant'è stato travolgente vedere migliaia di ricercatori mobilitarsi a partire dal senso di stima di sé, dalla responsabilità per il futuro, dall'entusiasmo, dall'amore per il sapere. Capirà con quanta energia abbiamo cominciato a parlare negli atenei della sua riforma e quant'è stato rigenerante scoprire che potevamo cambiare le cose in meglio. Ci siamo accorti che l'Università pubblica può essere riformata anche senza mutilazioni, che basterebbe invertire un pò la piramide ordinari-ricercatori per ridurre di molto i costi, per aumentare la democrazia interna, per dare un significato onesto al concetto di meritocrazia. Ci siamo resi conto anche che la sua riforma non va in questa direzione, accentra il potere verso l'alto piuttosto che distribuirlo verso il basso, esclude ancora una volta i più giovani e i precari ed attribuisce il potere decisionale maggioritario ad un Consiglio di Amministrazione esterno ed al Rettore, a scapito addirittura di organi interni sino ad oggi importanti quali il Senato Accademico. Ci siamo resi conto che la sua riforma vorrebbe tagliare i corsi di laurea “inutili”, ma che la definizione di inutilità è sempre un po' ambigua, del resto anche le dittature sudamericane la utilizzavano per mettere al bando i corsi di filosofia e di sociologia. Infine ci siamo dovuti arrendere al fatto che lei non pensa ai giovani, anzi propone il blocco delle assunzioni di nuovi ricercatori a tempo indeterminato, cosa che non solo spingerebbe i migliori di noi all'esodo, ma che data l'età media del corpo docente italiano spingerebbe nel medio periodo l'Unversità pubblica al collasso. Non entro nel merito degli effetti congiunti del suo DdL e dei tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario all'Università, perchè se lo facessi dovrei concluderne che il governo ha in mente un progetto antropologico regressivo per il popolo italiano. Voglio piuttosto dire che tutti noi siamo preoccupati: ricercatori, precari, studenti, professori associati, professori ordinari e presidi.
Siamo preoccupati perchè ci sembra che stiate per votare con semplicismo ed irresponsabilità un DdL di estrema importanza. Siamo preoccupati perchè ci sembra che vi interessi di più il bene di pochi che il bene di tutti, e che Confindustria abbia più diritto ad entrare nella Governance dell'Università di quanto quei giovani “capaci, meritevoli ed anche privi di mezzi” di cui parla la Costituzione abbiano diritto di studiarvi. Siamo preoccupati perchè ci sembra che un disegno di legge di questa portata non andrebbe votato in notturna con la fretta che caratterizza le fughe dei ladri ma alla luce del sole, in aperta collaborazione con tutti coloro che desiderano anteporre ai propri interessi l'amore per il futuro. Siamo preoccupati perchè crediamo che in questo quadro fosco fatto di crisi economica, di precarietà e di crisi di governo non abbia senso dare prove di forza o perseguire un voto politico, come ci sembra stia accadendo. Crediamo che il diritto all'istruzione in Italia sia in pericolo, e che sia nostro dovere proteggerlo oggi domani e sempre, sino a quando riusciremo a creare un'università aperta, orizzontale e di tutti.
Francesca Coin
Università Cà Foscari
Rete 29 Aprile
venerdì 8 ottobre 2010
Il Rettore UnivAQ contro DdL e provocazione
Da: Magnifico Rettore Università dell'Aquila [mailto:rettore at cc.univaq.it]
Inviato: venerdì 8 ottobre 2010 11:10
A: 'segreteriacrui at crui.it'
Cc: RETTORI
Oggetto: Sulla richiesta della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero
Caro Presidente Decleva,
tutti noi rettori stiamo fronteggiando nei nostri Atenei una situazione molto difficile e complessa, sospesi tra la legittima protesta dei ricercatori da un lato e preoccupati, dall'altro, per l'altrettanto legittima aspirazione dei nostri studenti a far valere il loro diritto allo studio.
Questa situazione - come apertamente e ripetutamente ho avuto modo di dichiarare in Assemblea CRUI per ultimo il 25 febbraio u.s. - è un portato inevitabile dei contenuti del ddl Gelmini, che di fatto non risolve i veri problemi dell'Università italiana.
Ad aggravare questa difficile situazione, esasperando il clima politico generale che rischia di impedire quel sereno e costruttivo dibattito da tutti noi auspicato e perseguito, si aggiunge ora quella che definirei una gratuita e inutile provocazione da parte della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali che ci chiede, in merito al personale in servizio nel ruolo di ricercatore, di sapere. "quali attivita' tale personale si rifiuti eventualmente di svolgere e se tale rifiuto consista nel manifestare preventiva indisponibilita' all'assunzione degli incarichi di docenza...".
Questa richiesta - per i suoi contenuti, per le modalità e per i tempi con cui ci è pervenuta - rappresenta un attacco inaccettabile all'Autonomia di tutto il sistema universitario che come rettori, e quindi per legge primi garanti di tale Autonomia, non possiamo non denunciare e respingere con forza.
Ti chiedo pertanto di assumere, a nome dei rettori delle Università italiane, ogni possibile iniziativa per salvaguardare l'Autonomia del sistema universitario, presupposto indispensabile per garantirne la sua sopravvivenza.
Cordiali saluti
Ferdinando di Orio
giovedì 7 ottobre 2010
I ricercatori non stanno scioperando, stanno applicando regole disattese da anni
Il comunicato stampa di risposta della Rete 29 Aprile all'iniziativa della commissione di garanzia sugli scioperi che ha chiesto ai rettori una sorta di informativa sui ricercatori che stanno protestando in queste settimane contro i contenuti del ddl di riforma dell'università.
Scarica il comunicato in pdf
ANSA) - ROMA, 7 OTT - La Flc-Cgil critica l'iniziativa della commissione di garanzia sugli scioperi che ha chiesto ai rettori una sorta di informativa sui ricercatori che stanno protestando in queste settimane contro i contenuti del ddl di riforma dell'università. "Le legittime azioni di lotta di questi mesi, a partire dall'indisponibilità dei ricercatori a svolgere compiti didattici che esulino da quelli definiti dalle norme come 'integrativi dei corsi di insegnamento ufficiali' (art.32 DPR 382/80), hanno portato a un rallentamento dell'iter del ddl. In questo senso - afferma il segretario generale, Mimmo Pantaleo - lascia sgomenti l'iniziativa della commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali che chiede ai rettori di 'conoscere, con riferimento al personale in servizio nel ruolo di ricercatore, quali attività tale personale si rifiuti eventualmente di svolgere e se tale rifiuto consista nel manifestare preventiva indisponibilità all'assunzione degli incarichi di docenza, o piuttosto consista in una mera astensione dall'attività didattica. E' singolare - osserva il sindacalista - che proprio durante la massima pressione da parte di Confindustria, governo e parte dei rettori per una rapida approvazione del disegno di legge arrivi questa missiva. Appare come l'ennesimo atto intimidatorio. Anche per questa ragione - conclude Pantaleo - auspichiamo la piena riuscita della manifestazione/presidio del 14 ottobre a Montecitorio per riportare la discussione sulla riforma universitaria in un ambito accettabile, che veda il coinvolgimento di tutte le componenti universitarie, e una vera e attenta discussione parlamentare. Vanno rispediti al mittente tutti i tentativi di bloccare la protesta, compresi quelli della commissione di garanzia". (ANSA).
mercoledì 6 ottobre 2010
Milano 8 ottobre 2010 – GIORNATA DI MOBILITAZIONE degli ATENEI LOMBARDI
Milano 8 ottobre 2010
dalle ore 8.30
GIORNATA DI MOBILITAZIONE
degli ATENEI LOMBARDI, degli STUDENTI
E dei LAVORATORI DELLA CONOSCENZA
Per dire
NO
al DDL Gelmini
ai tagli Tremonti
alla demolizione dell’intero sistema di ricerca e formazione pubblico
8:30 - 9:30: Picchetto in Via Festa del Perdono
9:30 - Piazza Cairoli: partenza del CORTEO
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Documento ufficiale su Università e Ricerca della Società Chimica Italiana
La Società Chimica Italiana (SCI) esprime viva preoccupazione per il perdurante stato di grave sottofinanziamento delle Università con risorse assegnate in modo inadeguato, discontinuo ed incerto: ciò inevitabilmente produce una progressiva dequalificazione della formazione scientifica e dell' istruzione pubblica ed una riduzione delle potenzialità scientifiche.
Un elevato livello dei corsi universitari ed il buon funzionamento dei laboratori didattici e delle biblioteche scientifiche sono prerequisiti fondamentali per la formazione di chimici competenti e, di conseguenza per un avanzamento della ricerca che si traduce in una crescita economica: se l'Italia vuole restare nella lista dei Paesi avanzati l'Università deve essere sostenuta e la ricerca nel suo complesso incentivata. Il sottofinanziamento delle strutture didattiche si aggiunge ad un grave e perdurante stato di sottofinanziamento anche della ricerca. L'impoverimento dei laboratori di ricerca in termini di strumentazione, personale, fondi di funzionamento riduce la competitività internazionale dei nostri laboratori e allontana dalla ricerca, e troppo spesso anche dal Paese, molti ricercatori, con un doloroso spreco di preziose risorse umane.
Il blocco del turn-over, conseguenza delle limitatissime risorse e di vincoli spesso farraginosi e inutili, contribuisce ulteriormente a questa fuga di cervelli. Fino a pochi anni fa molti laureati perfezionavano la loro formazione all' estero, riportando poi in Italia le competenze e la qualificazione acquisite. Ora avviene tutto il contrario, un sempre crescente numero di ricercatori nel pieno della loro produttività scientifica e maturità professionale sta abbandonando il nostro Paese
sentendosi dimenticato e tenuto in nessuna considerazione. Questi ricercatori, formati nei nostri Atenei, sono accolti nelle più prestigiose Università internazionali e nei centri di ricerca all' estero, dove contribuiscono ad arricchire il Paese ospite. La fuga dei cervelli, oltre ad impoverire la nostra società, svuota i laboratori di ricerca e le Università di un' ntera generazione. Questo gap generazionale impedisce il trasferimento di conoscenze e competenze preziose e spesso uniche, determinando la chiusura di scuole di ricerca di lunga e prestigiosa storia.
Il continuo ed ingiustificato svilimento dell'Università in tutte le sue componenti è un' altra fonte di preoccupazione. I tagli agli stipendi ne rappresentano solo un aspetto: le dichiarazioni da parte di Ministri del nostro Governo che, invece di valorizzare il personale che con dedizione e competenza opera nelle nostre università, lo sottovaluta e accusa in modo generalizzato ed indiscriminato, è forse il segnale più drammatico del solco profondo che si è voluto aprire fra il sistema delle università italiane ed il Paese.La giusta lotta ai casi di malcostume e di gestione irresponsabile non può costituire un alibi per togliere le risorse
necessarie a chi fa il suo dovere.
Negli ultimi anni la chimica con le sue caratteristiche preminenti di flessibilità, creatività, carattere induttivo delle conoscenze è divenuta base, frontiera e fertile terreno di incontro per le scienze della vita (biologia, farmacologia e applicazioni biomediche), la creazione di materiali innovativi (ingegneria molecolare e nanotecnologie) nonché per la sostenibilità ambientale e la sicurezza e qualità alimentare. Le competenze del chimico di oggi - ed ancor più quelle del chimico del prossimo futuro - devono estendere a tali ambiti le più recenti conquiste della ricerca chimica.
L' offerta di una formazione superiore ai massimi livelli e di avanguardia è un imprescindibile requisito per lo sviluppo del Paese. L' Unesco ha proclamato il 2011 Anno Internazionale della Chimica per celebrare il contributo determinante di questa disciplina al benessere dell' umanità, alla tutela dell'ambiente e allo sviluppo economico del quale è riconosciuto indicatore, nonché il suo ruolo centrale nella soluzione dei molti problemi che affliggono il pianeta: "La chimica: la nostra vita, il nostro futuro". Senza formazione di giovani chimici la ricerca chimica si ferma - l'inquinamento, le malattie, la deprivazione delle risorse ambientali no.
La SCI, un organismo trasversale che raccoglie gran parte dei chimici italiani, provenienti dalle università, dalla scuola, dall' industria, dagli enti di ricerca pubblici e privati, dalla professione condivide ed appoggia le istanze già presentate dagli operatori scientifici (professori, ricercatori, tecnici, precari) contro il progressivo impoverimento e la dequalificazione delle università italiane e, all' interno di esse, delle facoltà e dei dipartimenti scientifici. La formazione tecnico-scientifica e la ricerca scientifica di base ed applicata rappresentano gli unici veri volani di ripresa per un Paese che, come l' Italia, voglia definirsi avanzato. I tagli alla ricerca e alla formazione superiore e più in generale alla scuola e alla cultura minano il futuro del Paese e lo spingono inevitabilmente in una spirale di depressione e di caduta nella scala internazionale.
La SCI concorda sul fatto che la situazione richieda un utile e necessario momento di riforma, razionalizzazione e valorizzazione del mondo accademico, ma questo viene purtroppo trasformato in un drammatico scontro che non vedrà vincitori, ma solo vinti. Assistiamo cioè sgomenti alla proposta di una riforma non condivisa né concordata, che penalizza soprattutto le componenti più giovani del corpo docente (ovvero i ricercatori, che finora hanno sempre svolto su base volontaria e con dedizione, la faticosa e preziosa attività di docenza) che rischia di strangolare le università pubbliche, e che pone delle gravi ipoteche al diritto allo studio.
Con particolare riferimento alla Chimica la SCI non può non ricordare al Ministro che il 2011 è stato proclamato Anno Internazionale della Chimica e che se si proseguirà con questo comportamento punitivo verso la chimica e le scienze in genere sarà per il nostro Paese una ben misera celebrazione.
Pertanto la SCI:
- condivide i contenuti delle proteste in atto nelle università italiane e appoggia con forza la volontà di pervenire ad una fase di concordata e meditata riconsiderazione di alcuni punti chiave della iniziativa legislativa per l'Università
- chiede con forza un immediato rifinanziamento delle università e della ricerca scientifica - a partire da fondi impegnati in annualità passate e non assegnati - per consentire attività di didattica e di ricerca di livello adeguato ad un paese avanzato.
- invita tutti i soci, tutti i chimici italiani e tutti coloro che hanno a cuore l'educazione superiore a riflettere sulla attuale situazione delle università e dei centri di ricerca italiani e ad attuare tutte le iniziative possibili in ogni sede per rafforzare la ricerca scientifica e la formazione superiore
- quale organizzazione trasversale che opera per lo sviluppo e la diffusione della cultura scientifica, chiede che sul disegno di legge per l'Università venga aperto un tavolo di confronto con il Ministro esteso a tutte le componenti del mondo accademico, che raccolga le esigenze della formazione scientifica superiore offrendo il proprio impegno per aggregare le componenti interessate a tale confronto, alla conseguente discussione ed alla presentazione di proposte sui temi cruciali dell'educazione superiore tecnico-scientifica e della ricerca.
martedì 5 ottobre 2010
Lettera aperta al Presidente della Camera Gianfranco Fini
Torino, 5 ottobre 2010
Gentilissimo On. Fini,
mi perdoni se la disturbo: sono un ricercatore universitario, uno dei coordinatori nazionale della Rete 29 Aprile dei ricercatori universitari (www.rete29aprile.it) che protestano contro l'approvazione del Ddl "Gelmini" di riforma dell'Universita'.
Lei sapra' che ormai da molti mesi i ricercatori universitari, insieme a molti professori, hanno deciso di rinunciare a tutta l'attivita' didattica non obbligatoria per legge.
Lo fanno non perche' tutto ad un tratto si sono stufati di insegnare, ma per attirare l'attenzione sui moltissimi problemi che l'approvazione della legge Gelmini provocherebbe al sistema universitario pubblico, alla ricerca, alla didattica e alle sue componenti piu' giovani e dinamiche: ricercatori strutturati, ricercatori precari, studenti.
Nel mondo universitario solo la CRUI rimane favorevole al DdL, e il motivo e' presto spiegato: le norme sul governo di ateneo aumentano a dismisura il potere dei Rettori, che diventano l'unico organo accademico con poteri reali e con un mandato elettivo (per quanto non pienamente democratico).
Purtroppo, negli anni i rettori NULLA hanno fatto per meritare un simile premio, ed anzi in moltissimi casi e' stata proprio la loro gestione fallimentare che ha aggravato il baronato e le consorterie accademiche, oltre a provocare irresponsabili dissesti finanziari.
Inoltre, l'ulteriore precarizzazione dei giovani ricercatori (oltre 13 anni di precariato... altro che entrare in ruolo a 30 anni!) e' un altro grande regalo ai peggiori professori ordinari, che potranno sventolare per moltissimo tempo la prospettiva di un posto a tempo indeterminato come arma di ricatto verso i giovani.
Invece di rendere i giovani ricercatori indipendenti e liberi di perseguire la ricerca, li si rende precari e schiavi degli umori di professori che avranno ancora piu' tempo per sfruttarli per i loro personali interessi. Questo non potra' che incentivare ulteriormente il tragico fenomeno della fuga dei cervelli, rendendo l'emigrazione l'unica prospettiva seria per i nostri scienziati piu' brillanti.
I ricercatori universitari NON protestano per chiedere per se' posti da professore associato, lasciando al contempo che l'universita' venga smantellata e consegnata nelle irresponsabili mani dei rettori. Chiedono invece una vera riforma che valorizzi i piu' bravi e li faccia partecipare al governo degli atenei, che offra ai giovani percorsi definiti e certi, che renda pienamente condivise e democratiche le scelte strategiche degli atenei in materia di didattica e ricerca.
In moltissimi atenei italiani in queste ore si tengono assemblee e incontri che registrano interesse e partecipazioni mai viste, a testimonianza del momento cruciale che gli atenei stanno attraversando: le aule strapiene testimoniano che siamo agli albori di una grande mobilitazione per una nuova universita', che promette di essere ben piu' diffusa e determinata del movimento dell'Onda.
Il gruppo di Futuro e Liberta' ha in questo frangente una responsabilita' enorme: migliaia di ricercatori e centinaia di migliaia di studenti universitari seguono minuto per minuto l'evolversi della situazione e le mosse del vostro gruppo parlamentare, e sperano che la discussione della legge venga rinviata in modo da consentire un ampio dibattito che coinvolga tutti i soggetti interessati e non solo i Rettori.
Avete un grande potere, e quindi una grande responsabilita': un rinvio sarebbe accolto con grande gioia, un'accelerazione con profondissimo disappunto e delusione. Spero di tutto cuore che abbiate il coraggio di fare la scelta giusta, nell'interesse non solo dell'Universita' ma del futuro della societa' tutta.
Non lasciate che la fretta e l'avidita' di potere della CRUI porti all'approvazione di una riforma che per moltissimi versi peggiora ulteriormente lo stato attuale delle cose.
Riaprite i termini del dibattito, e invitate i ricercatori, i precari e gli studenti a portare le loro idee per un'universita' davvero moderna e all'altezza delle difficili sfide che il futuro prospetta alla nostra societa'.
Cordiali saluti,
Alessandro Ferretti
Ricercatore del Dipartimento di Fisica Sperimentale
Portavoce del Coordinamento UniTo dei ricercatori dell'Universita' di Torino
Membro della Giunta Nazionale della Rete 29 Aprile - ricercatori per un'universita' libera, pubblica e aperta.
**************************************
ATTENZIONE - PER SOTTOSCRIVERE: http://presidente.camera.it/760
[esempio di testo]
Gentilissimo Onorevole Fini,
desidero manifestarLe la mia personale e integrale condivisione della lettera aperta indirizzataLe dal Collega Alessandro Ferretti dell'Universita' di Torino, Ricercatore universitario e Coordinatore nazionale della Rete 29 Aprile dei Ricercatori universitari (www.rete29aprile.it) che protestano contro l'approvazione del Ddl "Gelmini" di riforma dell'Universita' (il testo integrale della lettera
e' reperibile qui: http://aperinsubria.blogspot.com/2010/10/lettera-aperta-al-presidente-della.html).
Mi unisco di conseguenza alle migliaia di Professori, Ricercatori e studenti nonche' a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'Universita' pubblica per chiederLe di riaprire i termini del dibattito sul Ddl, per consentire di contribuire al miglioramento di un testo che - nella forma attuale - rischia invece di infliggere un colpo mortale alla parte migliore di questa nostra Universita'.
La ringrazio e confido nel Suo autorevole intervento,
[nome e cognome]
[ruolo]
[ateneo]
Ddl Gelmini-Tremonti e manovre finanziarie: il dissenso dei Professori Associati di UniPA
L'Assemblea dei Professori Associati dell'Università di Palermo, riunitasi il 29 settembre, ribadisce ancora una volta che il dissenso nei confronti del DDL 1905 in discussione alla Camera e delle manovre finanziarie che penalizzano fortemente il sistema universitario italiano attraversa indistintamente tutte le fasce delle docenza.
I professori associati stigmatizzano in particolare le previsioni normative che tendono a ridimensionarne ulteriormente il ruolo limitandone fortemente il peso in tutti gli organi rappresentativi negli atenei.
I firmatari del presente documento ritengono altresì del tutto inaccettabili i tentativi, condotti a livello ministeriale e auspicabilmente non supportati da analoghi orientamenti in Ateneo, di barattare il consenso dei ricercatori ad una riforma fortemente penalizzante per l'intero sistema universitario (spingendoli così al ritiro delle manifestate indisponibilità allo svolgimento di attività didattiche) con promesse di generalizzati passaggi alla fascia degli associati. Tali promesse, la cui effettiva onorabilità in termini economici rimane peraltro tutta da verificare, perdono inoltre qualunque capacità di persuasione (anche laddove qualche ricercatore fosse stato tentato dall'aderirvi) nella misura in cui il ruolo degli associati viene al contempo ridimensionato ed indebolito.
I sottoscritti professori associati dell'Università di Palermo ritengono che la mancanza di qualunque risposta alle richieste di:
• sostanziale modifica del DDL 1905 nella direzione concordemente indicata dalla quasi totalità degli organi accademici italiani;
• completo ed effettivo ritiro dei tagli al FFO previsti nella L. 133/08 (come modificata dalla L. 1/09);
• eliminazione delle penalizzazioni previste per i docenti universitari dal DL 78/10 (convertito in L. 122/10)
impedisce di prendere in considerazione il ritiro delle manifestazioni di indisponibilità allo svolgimento dei carichi didattici non previsti per legge.
I professori associati riuniti in assemblea il 29 Settembre invitano quindi tutti i colleghi di ruolo, i professori ordinari ed i ricercatori dell'ateneo che hanno già espresso tali indisponibilità a mantenerle invariate fino a quando non giungeranno risposte adeguate da parte del Governo e del Parlamento, monitorando al contempo quanto avverrà negli altri atenei italiani.
Invitano altresì tutti gli altri colleghi dell'ateneo a:
• aderire convintamente a tale legittima e responsabile forma di manifestazione del proprio dissenso, ritirando le disponibilità a svolgere compiti didattici non obbligatori;
• non dare seguito ad alcuna richiesta di svolgere i corsi attualmente scoperti per le indisponibilità dei colleghi;
• rifiutare decisamente qualunque ipotesi di avvio dell'anno accademico in condizioni non compatibili con il necessario rispetto della qualità dell'offerta didattica (modifiche del calendario che contraddicano le necessarie propedeuticità, affidamenti dei corsi a docenti non qualificati, accorpamento di corsi con superamento delle numerosità massime previste dalle norme).
I sottoscritti professori associati ritengono che l'assunzione di responsabilità nei confronti degli studenti, da più parti e sempre più pressantemente richiesta a quanti aderiscono all'attuale mobilitazione, richiederebbe da parte degli organi apicali dell'Ateneo e delle Facoltà precise e determinate prese di posizione, a partire dalla remissione del proprio mandato. Tali dimissioni, accompagnate da denuncie pubbliche e clamorose dell'impossibilità di avviare l'anno accademico per il rifiuto delle forze politiche di governo di avviare adeguate interlocuzioni con il mondo dell'università, contribuirebbero in maniera determinante a porre in maniera chiara a tutta l'opinione pubblica italiana la necessità di un ripensamento radicale delle attuali politiche sull'università e sulla formazione superiore. In questo senso, i firmatari del presente documento ritengono altresì indispensabili precise prese di posizione dei candidati alla carica di Preside che in diverse Facoltà dell'Ateneo si propongono per lo svolgimento di questo ruolo cruciale.
Seguono firme
http://www.forumunipa.it/
http://associati.kaloscam.com/
domenica 3 ottobre 2010
UNINSUBRIA - ASSEMBLEA GENERALE DI ATENEO il 7 ottobre 2010
7 ottobre 2010
ore 14.30
ASSEMBLEA GENERALE DI ATENEO
in videoconferenza
Aula Magna di Via Dunant – Varese
Aula V4.14 – Como
Aula B2 – Busto Arsizio
Il ddl Gelmini-Tremonti:
CONTRO-RIFORMA!
La continua riduzione dei finanziamenti,
il blocco di fatto dei concorsi
e di conseguenza del ricambio generazionale,
il susseguirsi di leggi e norme che soffocano l'attività amministrativa,
e ora un disegno di riforma "baronale" che rottama i Ricercatori,
emargina gli Associati e consegna tutto il potere
nelle mani di pochi Ordinari "eccellenti":
la condizione dell'Università pubblica
si va facendo insostenibile
e a pagarne le conseguenze saranno gli studenti
e la società nel suo complesso, dato che si rischia il fallimento
del sistema della ricerca e della formazione
L'assemblea farà il punto sulla situazione nazionale e locale,
e darà spazio all'espressione e al confronto dei punti di vista
delle diverse componenti della Comunità Accademica:
Ricercatori, "Precari", Studenti, Professori e Personale dell'Università
E' prevista una discussione conclusiva
con interventi liberi dei partecipanti
Interverrà
Alessandro Ferretti - UniTO e Rete 29 Aprile
Il manifesto dell'assemblea in pdf
- link 1 (63.1 kb)
- link 2 (58.4 kb)
venerdì 1 ottobre 2010
Le notizie di Settembre
adesso, perché ora nei corridoi si aggira solo chi deve fare esami. Intanto continua la mobilitazione nelle università italiane: diecimila ricercatori hanno deciso di non prestarsi alla docenza, l’inizio delle lezioni è a rischio in decine di atenei in tutta la Penisola e, mentre studenti e ricercatori (ieri la loro notte bianca su radio e tv web) annunciano sit in piazza Montecitorio contestualmente alla discussione del ddl Gelmini, l’università si prepara a tre giorni di mobilitazione negli atenei dal 4 al 6 ottobre. http://www.unita.it/news/scuola/103884/caos_atenei_tutti_contro_le_promesse_del_governo; Protesta dei ricercatori universitari: «I tagli sono una minaccia per il futuro» «Alla Sapienza su 223 bandi per corsi di concorso si sono avute 30 risposte». Timori per la fuga degli studenti http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_24/protesta-ricercatori-la-sapienza-universita-1703828143220.shtml; Atenei, continua protesta ricercatori - Ieri - 19.51 - http://it.notizie.yahoo.com/10/20100924/tso-atenei-continua-protesta-ricercatori-ecf2551.html; Atenei, continua protesta ricercatori ''Fino a quando non ci saranno risposte dalle istituzioni'' http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_spettacolo_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=369532&IDCategoria=2693; Università. La solidarietà degli studenti ai ricercatori: in gioco c’è il futuro dell’intero sistema universitario I giovani chiedono, però, che qualsiasi forma di agitazione venga prima discussa con le rappresentanze studentesche http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=43941; Università, la protesta s'allarga niente corsi per 300 ricercatori - Repubblica — 24 settembre 2010 pagina 2 sezione: FIRENZE - OLTRE trecento ricercatori dell'università di Firenze quest'anno non terranno i corsi per protestare contro la riforma dell'università.http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/24/universita-la-protesta-allarga-niente-corsi-per.html; venerdì 24 settembre 2010 - L’università che si oppone - Parecchio tempo fa, quando ero studente, avevo partecipato a qualche assemblea della “Pantera“, un movimento studentesco che si opponeva alla riforma dell’università proposta dell’allora ministroRuberti. Quel progetto di riforma prevedeva una trasformazione in senso “privatistico” delle Università italiane (neanche lontanamente comparabile alla riforma Gelmini, Ruberti l’università la conosceva bene). La conoscenza della riforma da parte degli studenti era piuttosto confusa. Quando la discussione, tra i fisici, intraprese lo scivoloso versante su quali siano le ricerche pure e quelle applicate a fini militari lasciai stare e mi concentrai sulla tesi di laurea. L’altro giorno all’assemblea organizzata dalla Rete29 aprile, a cui hanno aderito quasi 15,000 ricercatori universitari (ovvero il 50% del totale), all’università la Sapienza di Roma, la discussione era piuttosto diversa e molto più interessante. C’era gente informata e preoccupata che, senza fare rivendicazioni legate ad interessi di “categoria“, sta portando all’attenzione generale i diversi problemi dell’università oltre che le specifiche situazioni che riguardano loro stessi e le loro prospettive di carriera. La loro posizione non è isolata ed anzi mi sembra che stia rompendo il muro dell’indifferenza all’interno dell’accademia…… - http://ricercatorialberi.blogspot.com/2010/09/luniversita-che-si-oppone.html; La protesta dei ricercatori continua, l'avvio delle lezioni è a rischio? - Scritto da Federico Leva - Venerdì 24 Settembre 2010 10:04 - ...Per i ricercatori il blocco dei concorsi per l'avanzamento delle carriere accademiche (unico incentivo per il merito nelle nostre università) è stato peggiorato dal DDL Gelmini, che li mette a esaurimento sostituendoli con i ricercatori a tempo determinato. Per questo iricercatori hanno dato voce ai problemi dell'università e hanno chiesto un riconoscimento del valore del proprio lavoro impugnando l'unica “arma” a disposizione loro e dell'università ignorata da tutti, cioè il rifiuto di fare lezione (l'attività didattica non è prevista dal
loro contratto). È ancora peggiore la situazione dei precari, che coprono gli insegnamenti e svolgono ricerca senza nessun diritto, e che non avendo nessun modo per farsi sentire sono ignorati a tutti i livelli… - http://www.sinistrauniversitaria.net/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=80&Itemid=127
Dr. Jekill & Mr. Hyde - Qualche giorno fa e’ apparso sul Tempo un curioso articolo intitolato “Non si sciopera gratis”. Lo scrive un Professore Ordinario di Napoli, il fisico Ezio Bussoletti, e parla della protesta dei ricercatori. La cosa bizzarra e’ che, come si capisce gia’ dal titolo, l’articolo parla esplicitamente di sciopero dei ricercatori. Si potrebbe pensare ad un malinteso, visto che subito dopo l’autore fornisce una descrizione fedele della situazione: i ricercatori, peraltro malpagati, si sobbarcano volontariamentecarichi didattici che, per legge, spetterebbero ai Professori. L’analisi continua spiegando che i Professori si defilano dall’insegnamento a causa dei loro “svariati interessi esterni” portando ad una situazione in cui il maggior peso del lavoro ricade sui piu’ giovani, costretti a subire nella speranza di un posto fisso o una progressione di carriera. Ma, solo poche righe piu’ sotto, avviene un’altro cambio di personalita’, e lo scienziato cede il passo all’uomo della strada: come se niente fosse parte una delirante serie di (s)ragionamenti fondati sulla premessa (sbagliata) che i ricercatori siano obbligati a tenere corsi; il Bussoletti arriva cosi’ a concludere che i ricercatoripretenderebbero di scioperare senza rinunciare allo stipendio. Follia pura, visto che i ricercatori sono pagati per fare ricerca……..Se dovessimo scrivere un articolo il titolo sarebbe certamente: Non si lavora gratis - http://unimediapisa.wordpress.com/2010/09/25/dr-jekill-mr-hyde/
25 set '10 - I Precari della Ricerca e della Docenza delle Università italiane esprimono tutta la loro contrarietà rispetto ai contenuti della conferenza stampa del 22 Settembre 2010 dal Ministro dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca e da quello dell'Economia, e rilevano che: (*) il ricatto esplicitamente formulato "prima la riforma e poi i soldi" è inaccettabile, perché la presunta "riforma" altro non è che un gigantesco progetto di smantellamento dell'università pubblica, che peggiorerà la qualità della didattica, cancellerà l'autonomia della ricerca scientifica, impedirà l'accesso ai ricercatori precari ed alle nuove generazioni e imporrà tasse sempre più alte agli studenti, selezionando per censo l'ingresso all'università e privando fasce consistenti della popolazione, in particolare molti tra i giovani delle regioni meridionali, del diritto ad un'istruzione di qualità; (*) l'imposizione al Parlamento dell'approvazione in tempi rapidissimi della riforma (alla Camera il 5 ottobre) si configura come l'ennesima forzatura di una maggioranza che non intende prestare il minimo ascolto ai soggetti interessati dal provvedimento; (*) i ministri hanno chiarito che per molti anni non ci saranno nuove assunzioni nelle università (di per sé un'affermazione inconcepibile in quasi tutti i paesi del mondo) dando così compimento all'operazione di licenziamento dei precari, che ricordiamo sono tra 60000 e 90000 (dati MIUR 2009), che dalla scuola viene definitivamente estesa anche all'Università. (*) Governo (e rettori) chiedono quindi ai ricercatori strutturati di scambiare le proprie prospettive di carriera con il futuro dell'istituzione in cui lavorano. Noi precari, invece, auspichiamo che i colleghi strutturati indisponibili respingano uno scambio così indecente e continuino a schierarsi, come ribadito nell'assemblea nazionale a Roma il 17 Settembre 2010, a difesa dell'università pubblica, mantenendo ferma la loro protesta ad oltranza; (*) E' inaccettabile la doppiezza di molti Rettori che negli Atenei si sono dichiarati contrari al DdL, mentre la CRUI con la mozione del 23/9 si è pronunciata decisamente a favore della "riforma". La CRUI, anziché rendersi complice delle politiche della maggioranza, vigili piuttosto sul rispetto della legge 311/58 che, lo ricordiamo, consente ai rettori di proseguire il mandato oltre l'età della pensione solo se al momento dell'elezione si trovavano nella oramai abrogata posizione di fuori ruolo - Comunicato dell'assemblea nazionale in pdf: http://insubria-associazione-professori-ricercatori.pbworks.com/f/100925%20-%20Documento%20in%205%20punti%20assemblea%208%20ottobre-1.pdf
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