giovedì 23 giugno 2011

Il sindacalista con un occhio solo, ovvero: la miopia degli Angeletti custodi

Il 13 giugno 2011 il Segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, in una sua dichiarazione, individua i dipendenti pubblici non contrattualizzati tra le persone alle quali portar via ulteriori soldi dato che avrebbero stipendi altissimi. Tra questi, docenti e ricercatori universitari di ruolo.

Luigi Angeletti sembra tuttavia tralasciare (forse perché non li conosce) alcuni dati importanti. Innanzitutto, è completamente falso che gli stipendi di ricercatori e docenti siamo aumentati del 40% negli ultimi anni: i cedolini degli stipendi sono a disposizione per dimostrarlo. È invece verissimo che la retribuzione media di ricercatori e docenti universitari è ridicolmente bassa rispetto a quelle europee. Nonostante ciò, dopo la finanziaria del 2008 che dilazionava di un anno gli scatti stipendiali, con la legge finanziaria 2010 ricercatori e professori universitari hanno subito, tramite il blocco delle progressioni stipendiali e nel silenzio generale – Angeletti compreso – un pesantissimo e permanente taglio sui propri stipendi. Per un giovane ricercatore la perdita supera i 200mila euro nell’arco della vita (stima de «IlSole24Ore»): l’equivalente del mutuo per l’acquisto di una casa, contratto ope legis a favore di Tremonti (il quale però, come è noto, non mette le mani nelle tasche dei contribuenti: l’esperienza dimostra che agisce direttamente sui cedolini stipendiali).

In secondo luogo, il Segretario Angeletti, anziché valorizzare il settore pubblico e contribuire ad una sua migliore organizzazione, anziché proporre una strategia fiscale più accorta che sveli il mistero buffo dei soliti ignoti (l’Italia è ormai tristemente famosa per avere una tassazione squilibrata e un’altissima evasione con una stima di 300 miliardi di euro annui), ritiene opportuno suggerire di drenare soldi sempre dai dipendenti pubblici. Questa strategia è imbarazzante, perché da un lato crea una divisione inopportuna e ingiustificata tra dipendenti pubblici contrattualizzati e non, e dall’altro scarica le conseguenze della crisi sulle spalle di coloro che ne sono già vittime, senza esserne in alcun modo responsabili.

Dimentica, il segretario Angeletti, che il governo attuale ha appena buttato nel cestino alcune centinaia di milioni di euro per separare i referendum dalle elezioni amministrative e che ne ha fatti sprecare altri per la ristampa delle schede in seguito al tentativo, fallito, di impedire il referendum sul nucleare. Dimentica, il segretario Angeletti, che in Italia un albergo che abbia una cappellina diventa un luogo di culto che non paga l’ICI e che la tassazione sulle rendite finanziarie è la più bassa di tutti i paesi avanzati. Per completare questo quadro, ci sono voci insistenti su una possibile decurtazione delle tredicesime (che non sono soldi in più ma solo soldi dovuti che vengono trattenuti durante l’anno e dati a dicembre) dei dipendenti pubblici. Non si capisce quindi a chi giovi creare inutili e perniciose spaccature tra i dipendenti pubblici costantemente sotto attacco da parte di vari ministri, a partire da quello della funzione pubblica che non perde occasione per definirli fannulloni.

Se si vuole realmente rilanciare il nostro paese serve mettere in atto una strategia di investimenti in settori essenziali quali formazione e ricerca, da finanziare tramite una razionalizzazione fiscale in senso progressivo (far pagare di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno) e una seria lotta all’evasione, che non passi per un riciclaggio di Stato a buon mercato offerto su di un piatto d’argento a chi ha evaso il fisco e portato all’estero capitali di dubbia provenienza (cosa altro è se non riciclaggio a buon mercato - e a danno dello Stato - far pagare il 5% contro il 43% dovuto?). Serve rimettere l’interesse pubblico e i beni comuni (tra cui la ricerca e la formazione) al centro della società.

Siamo stanchi di essere sempre più tacciati come scansafatiche e mangiapane a tradimento per colpa di chi ne approfitta per fini personali o interessi particolari. A chi gestisce e organizza il pubblico impiego – dalla politica ai sindacati - spetta la responsabilità di garantire tanto i doveri quanto i diritti (e innanzi tutto la dignità) dei lavoratori che forniscono e assicurano i servizi pubblici essenziali, da quelli amministrativi a quelli della formazione e della giustizia nell’interesse del Paese, di tutti e di ciascuno.

Speriamo davvero che la si finisca, con volontà evidentemente suicida, di utilizzare i casi di mala organizzazione – di cui si è magari corresponsabili – per colpire ed infamare milioni di persone che lavorano esclusivamente per l’interesse pubblico e che hanno a cuore l’etica pubblica. Un vento si sta levando forte, ed è il vento dei beni comuni garantiti dal pubblico e dalla partecipazione dei cittadini, non dei giochi di questo o quel partito o questo o quel sindacato.

CoNPAss
Coordinamento nazionale Professori Associati

R29A
Ricercatori per un’Università Pubblica, Libera e Aperta

sabato 18 giugno 2011

Conferma in ruolo: per il governo il blocco degli stipendi NON si applica


"Questo Ministero ritiene che i passaggi dei ricercatori e professori associati da non confermati a confermati e dei professori straordinari a ordinari devono essere intesi non come avanzamento di carriera ma, più correttamente, come atti di conferma del suddetto personale nel ruolo già acquisito. Non trattandosi, pertanto, di progressioni di carriera, non trova applicazione, alle suddette conferme in ruolo, la disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010 con conseguente efficacia delle stesse sia ai fini giuridici sia ai fini economici con attribuzione del relativo adeguamento stipendiale.


Esclusa l'applicabilità della disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del citato decreto-legge, non osta all'adeguamento stipendiale neanche la disposizione di cui al comma 1 del medesimo articolo che, pur dettando un principio di carattere generale di contenimento delle spese in materia di pubblico impiego, non trova applicazione al rapporto di impiego dei professori e ricercatori universitari in ragione del diverso regime giuridico a cui è soggetto il suddetto personale e giusta la disposizione speciale di cui al comma 21."

Così Luca Bellotti, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali in risposta ad un'interrogazione presentata da Salvatore Vassallo (PD) e sottoscritta da diversi altri deputati. Il testo completo dell'interrogazione della relativa risposta è consultabile qui.

Le università, che in stragrande maggioranza avevano interpretato restrittivamente la norma, devono ora prendere atto della posizione del governo, il quale però paradossalmente annuncia (vedi risposta del sottosegretario Bellotti) che non intende intervenire formalmente, dal momento che "l'adozione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di una circolare di tipo interpretativo, volta a dettare una determinata applicazione delle disposizioni di legge, si esporrebbe a possibili censure, anche sul piano della legittimità".

Spiegazione che non regge: da un lato i Ministeri non hanno mai esitato a emanare circolari su temi di organizzazione e funzionamento interno delle Università, dall'altro (come ha giustamente rimarcato anche Alberto Pagliarini) il MEF (ministero economia e finanze) o la Funzione pubblica potrebbero emanare non una circolare ma una nota illustrativa sull'applicazione dell'art. 9, commi 1 e 21 della legge 122/2010 o, al limite, un D.M (decreto ministeriale) del MEF che fissi i criteri di applicabilità ai docenti universitari delle predette norme.


C'è da sperare che le Amministrazioni universitarie mostrino sufficiente maturità e responsabilità, nonostante tutto.

lunedì 6 giugno 2011

Libertà di dissenso


La
Rete29Aprile, il Coordinamento Precari Università (CPU) e il Coordinamento Nazionale Professori Associati (CoNPAss) manifestano la loro preoccupazione per le iniziative giudiziarie contro 78 cittadine e cittadini partecipanti a iniziative pubbliche di dissenso a Firenze, fra i quali anche studenti impegnati nella protesta in difesa della istruzione e dell'universita' pubblica e in difesa dei valori costituzionali. Una vicenda che ha sconvolto Firenze e la sua cittadinanza critica attiva.

A questa notizia si aggiungono quelle altrettanto allarmanti provenienti da Padova e da Rende.

Come lavoratorici e lavoratori della conoscenza, ricercatrici e ricercatori, docenti universitari italiani, convinti difensori dei valori democratici, aderiamo quindi all'Appello per la libertà di dissenso e auspichiamo da parte di individui e associazioni la più estesa solidarietà al mondo studentesco impegnato, fondamentale ingrediente per un futuro migliore in questo paese.

Al contempo Rete29Aprile, CPU e CoNPAss invitano tutti coloro che sono impegnati nelle battaglie civili che riguardano il mondo dell'istruzione e dell'università a costruire uno spazio comune per segnalare e denunciare analoghi episodi.

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