mercoledì 22 febbraio 2012

Profumo di internazionalizzazione


Mentre sull' Università pubblica italiana calavano le ombre dello smantellamento, il politecnico Ministro Profumo del Governo Tecnico, ebbe una folgorazione: "
Qui ci vuole l' INTERNAZIONALIZZAZIONE!".

Ecco finalmente compresa la ragione profonda dei mali dell' Università italiana! Come mai cinesi, indiani, inglesi, tedeschi e americani non si iscrivono a frotte all' Universita' italiana portandoci cervelli e lavoratori altamente qualificati ? Certamente per quel maledetto provincialismo per cui qui da noi non si usa l' inglese come lingua veicolare nei corsi universitari!

Cosi', mentre corsi di laurea in lettere da anni tengono in piedi corsi di recupero di italiano per italiani, chi legge le tesi di laurea si trova sempre piu' spesso a dover sottolineare errori banali di ortografia, grammatica e sintassi, mentre la maggior parte delle aziende chiede come requisito di base dei laureati di saper leggere e comprendere testi in lingua italiana, nonche' saper scrivere brevi schede in modo comprensibile, il politecnico Ministro, ignora questi provincialismi di bassa lega per lanciare l' Università italiana nel Mercato Globale. Che naturalmente parla inglese.

All right! O no ? Non sara' che ci sono anche altri elementi che incidono sulla poca attrattivita'internazionale del nostro sistema universitario ?

Vediamo. Per uno studente straniero sicuramente avere corsi in inglese e' fondamentale (a meno che non venga a studiare letteratura italiana). Ma se confronta il sistema italiano con la concorrenza mettera' nel piatto della bilancia anche qualche altro dettaglio, di poco conto per il politecnico Ministro, come:

- facilita' di trovare alloggi decorosi a buon prezzo;
- sistema abbordabile di borse di studio per studenti brillanti (borse di studio, non prestiti con rimborso a vita);
- un ambiente circostante non troppo escludente (andare a cinema per scoprire che occorre l' italiano per guardare un film non e' proprio il massimo);
- canali burocratici facilitati per cui non gli tocchi passare giornate per rinnovare un permesso di soggiorno per motivi di studio;
- una societa' realmente aperta che non lo tratti con la condiscendenza e sospetto riservati agli immigrati extra-comuntari;
- un mercato del lavoro che gli possa dare qualche chance di assorbimento qualificato;
- un università con sufficienti fondi per mantenere laboratori e strutture a livelli operativi decenti;
- meccanismi di selezione per il dottorato piu' in linea con quanto avviene in altri Paesi.

Tutto questo notoriamente si ottiene con la politecnica bacchetta magica di corsi di laurea o di dottorato che dall' oggi al domani "si internazionalizzano", rigorosamente "a costo zero", risciacquando nel Tamigi una didattica senza homework, con pochi tutor e basata per lo piu' su sistemi di verifica (esami) molto diversi da quelli in uso in altri paesi. Se lo dice il politecnico Ministro del Governo Tecnico, con contorno di classifiche e ranking, sara' pur vero. O no ?

Giorgio Pastore
Dip. Fisica - UniTS
Delegato Nazionale CoNPAss
Coordinamento Nazionale dei Professori Associati
http://www.professoriassociati.it/

Il punto di vista dei professori associati


In una fase in cui si ammette di essere in un paese in recessione, in cui si studiano (a parole) meccanismi di rilancio, in cui l'industria privata si segnala per la particolare scarsità di investimenti in ricerca e sviluppo, di tutto si parla fuorché di ciò di cui si dovrebbe: il rilancio della ricerca, avvilita, depauperata e umiliata da una serie di provvedimenti legislativi fortemente penalizzanti, e in controtendenza con le scelte dei governi europei più avveduti.


In questo clima, anche per la trascurabile entità della voce di bilancio, di un forte rilancio della ricerca italiana né si parla né si vocifera, come se l'innovazione e la crescita fossero fenomeni casuali, che emergono spontaneamente come i funghi, o per effetto di qualche colpo di genio di finanzieri e banchieri.

Che si investa sempre meno, e sempre peggio (anche e e soprattutto per effetto della 240-Gelmini, la quale, al di là dei contenuti, ha spostato milioni di ore di lavoro dalla ricerca alla burocrazia) nella ricerca e nell'innovazione sta segnando in modo irrimediabile il futuro di un paese che ha sempre fatto cattivo uso delle sue grandi risorse.

Il “governo dei professori”, epiteto di cui la stampa nazionale si è fortemente innamorata, di tutto si occupa fuor che di “professori”. D'altra parte, per una banale legge combinatoria, qualche professore è entrato in ogni governo. Si inculca allora nell'opinione pubblica l'idea, quanto mai falsa, che al timone della nave sia subentrata la scienza. In realtà, gli scienziati continuano a stare nei laboratori, o nelle aule, a fare il loro mestiere, mentre al governo ci sono politici che probabilmente non tengono una lezione da trent'anni, e prevalentemente provengono da quell'unica area di studi che ha mostrato tutta la sua lungimiranza nella previsione e nella gestione della crisi attuale. L'unica cosa che si può concedere sensatamente, oggi, è che è legittimo sostituire al celeberrimo enunciato il più moderno: “Piove, governo tecnico”.

Il coordinamento nazionale dei professori associati, cui aderiscono oltre 40 Atenei, vuole prima di tutto stigmatizzare questa incredibile ingenuità politica, e, propositivamente, indicare alcuni irrinunciabili ed immediati correttivi, per il bene del paese

CoNPAss
http://www.professoriassociati.it/

giovedì 16 febbraio 2012

ASSEMBLEA NAZIONALE PER UN'UNIVERSITA' BENE COMUNE


Bologna – sabato 24 marzo 2012, Aula “Barilla” di p.zza Scaravilli 1/1

Il processo di assunzione dei nuovi statuti e le continue proposte di "riforma" impediscono di guardare al quadro generale dell'evoluzione del sistema universitario. I movimenti di opposizione alla legge 240 e alla ristrutturazione in atto nell'Università rischiano di essere ricondotti alla dimensione "locale", finendo con l'enfatizzare le differenze tra i vari Atenei e le componenti del mondo universitario, invece delle priorità comuni.

Riteniamo pertanto di fondamentale importanza un momento di confronto trasversale, che riporti in primo piano e proponga iniziative in merito a questioni di vitale importanza per l'Università e la società tutta. Vogliamo provare a tracciare linee guida comuni, che possano rappresentare un nucleo essenziale di proposte contro il progressivo smantellamento dell'Università pubblica italiana, e allo stesso tempo individuino i punti di un'autentica riforma fondata sulla partecipazione degli studenti e di tutto il personale accademico al governo del sapere universitario.

I temi di discussione:
- Diritto allo studio
- Governo degli Atenei e riorganizzazione dei saperi
- Meccanismi di reclutamento
- Ruolo unico della docenza
- Università partecipata
- Valore legale del titolo di studio
- Valutazione di didattica e ricerca

Chi fosse interessato ad aderire e a contribuire da subito al dibattito su questi temi può inviare riflessioni e proposte a: universitabenecomune@libero.it

Tutti i contributi verranno pubblicati sulla pagina facebook: http://www.facebook.com/Università-Bene-Comune/371719469506470

Docenti, ricercatori e precari Unibo

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